06 Agosto 2020

Cantiere Nautico Memo La lunga tradizione dei (pochi) maestri d’ascia

È una lunga storia quella che lega la famiglia Memo alla nautica e al mare. Alessio, titolare del Cantiere Nautico Memo che ha sede al Porto Turistico di Jesolo, lavora “tra le barche” da 45 anni e oggi è affiancato dal figlio Gianluca.

Una professione, per certi aspetti una vera e propria arte, che si trasmette di generazione in generazione, iniziata dal nonno di Alessio, Giuseppe (classe 1889), poi proseguita con il padre Angelo, classe 1925, e dallo zio Ruggero.

Ma c’è di più: parliamo di una famiglia (escluso Gianluca, ma solamente per ragioni anagrafiche) di maestri d’ascia, mestiere prezioso ma sempre più raro. Insomma, una di quelle arti che stanno piano piano scomparendo, così come le barche in legno.

Alessio, ci spieghi chi è e cosa fa un maestro d’ascia? Tu lo sei dal 2007, giusto?

Era una professione di spicco nei vecchi cantieri navali, quando le imbarcazioni venivano costruite prevalentemente in legno.

Occorre una straordinaria preparazione tecnica, perché di fatto il maestro d’ascia è un artigiano in grado sia di restaurare una vecchia barca che di costruirne una nuova.
Oggi, purtroppo, sono in genere lavori commissionati solo da armatori appassionati che amano tenere in vita le antiche tradizioni marinare.

Dove nasce la definizione di maestro d’ascia?

L’ascia era l’attrezzo che si utilizzava per lavorare il legno, per sagomarlo e adattarlo a quella che sarebbe presto diventata un’imbarcazione vera e propria.

Come si diventa maestro d’ascia?

Quella del maestro d’ascia è una figura tuttora riconosciuta dal Codice della Navigazione: per diventarlo, occorre una lunga esperienza in un cantiere navale e la licenza si ottiene dopo un esame sostenuto presso la Capitaneria di Porto. Pensa che un maestro d’ascia può progettare autonomamente barche fino a 150 tonnellate di stazza!

Qualche ricordo particolare?

Mio padre lavorava a San Trovaso, a Venezia, e con lui realizzavamo soprattutto gondolini da regata. Ma ho costruito anche una decina di barche a vela, tra le quali anche una goletta a due alberi di 11 metri.

Il progetto che non dimenticherai mai?

Sicuramente Aglaja, una barca a vela disegnata nel 1964 da Carlo Sciarelli, una delle grandi firme internazionali della nautica. Un vero architetto del mare, pensa che nella sua lunga carriera ha dato forma ad oltre 400 imbarcazioni.

Gianluca, come si sviluppa oggi il lavoro nel vostro cantiere?

Ci occupiamo principalmente di verniciatura, trattamento carene e falegnameria e sostanzialmente il lavoro si sviluppa su due fronti: la diportistica, quindi essenzialmente tutte le manutenzioni destinate alle imbarcazioni dei privati, ed il restyling di motonavi, taxi e lancioni veneziani.

Proprio in questi giorni, per esempio, stiamo ristrutturando un taxi…

Tuo padre è maestro d’ascia: secondo te oggi nel tuo lavoro conta ancora la manualità o la tecnologia ormai ha sostituito qualsiasi capacità artigiana?

Dividerei al 50%: oggi nel nostro lavoro la manualità rimane importante, ma sicuramente la tecnologia ci garantisce un bell’aiuto.

Un esempio di nuove tecnologie?

Il wrapping, ovvero l’applicazione di specifiche pellicole che vengono poi verniciate. È una tecnica che oggi si usa molto per il restyling.

Tuo padre ha parlato di Aglaja, ci fai un nome anche tu?

Ginevra, una motonave di 27 metri costruita da poco ex novo in collaborazione con altri artigiani.

Se qualche appassionato volesse vedere i vostri lavori?

Ci sono moltissime foto nel nostro profilo Facebook, all’indirizzo Cantiere Nautico Memo.

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